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Il mercato dell'arte in Svizzera


La Svizzera riveste un ruolo fondamentale all’interno del mercato dell’arte e incentiva il collezionismo con numerose agevolazioni. Nel corso degli ultimi anni, l’offerta dei musei e delle gallerie elvetiche si è arricchita e rafforzata, con ricadute interessanti anche in Ticino.

Negli ultimi dieci anni le compravendite di opere d’arte hanno conosciuto una forte crescita in tutto il mondo: l’arte, che si dimostra poco correlata alle fluttuazioni borsistiche, si è rivelata una asset class interessante per un numero sempre maggiore di investitori.

Nel 2013, questo settore ha generato in Svizzera un fatturato di 159 milioni di dollari, stando ai dati pubblicati da Art Price, una delle principali piattaforme che analizza il mercato dell’arte mondiale.

Da sempre la Confederazione riveste un ruolo fondamentale all’interno del panorama artistico internazionale e del collezionismo di alto livello. Basti pensare ad Art Basel, che nel 2013 ha registrato un record di 70mila visitatori, generando vendite milionarie e un volume di visite di 86 mila unità nel corso dei sei giorni della manifestazione. Anche la tradizione delle grandi case d’asta internazionali in terra elvetica è ben radicata: da Koller ad Antiquorum, maison rossocrociate di levatura mondiale, fino alle inglesi Sotheby’s e Christie’s, che si sono insediate a Zurigo e Ginevra già negli anni ’60 e ’70.

Ginevra resta una delle piazze più prestigiose per quanto riguarda il collezionismo di gioielli e orologi. Nel 2013, la città sul Lemano è stata testimone di numerosi record mondiali, due dei quali sono stati stabiliti dalla vendita di diamanti: The Orange, battuto da Christie’s per oltre 32,6 milioni di franchi e Pink Star, venduto da Sotheby’s per 23,57 milioni di franchi.

Ma la Confederazione non ‘brilla’ solo per il collezionismo di preziosi: Il Paese ospita almeno 13 dei 200 maggiori collezionisti al mondo, e la sua leadership si nota anche per le collezioni private aperte al pubblico o donate a sedi mussali.

«I motivi che hanno favorito il collezionismo in Svizzera sono molteplici», esordisce l’art advisor Lidia Zaza Sciolli, «la storia del collezionismo svizzero affonda le sue radici nel periodo tardo-rinascimentale, mentre la nascita di musei di levatura mondiale, soprattutto in città come Basilea e Zurigo, ha contribuito notevolmente alla creazione di una scena artistica importante e, di conseguenza, allo sviluppo di un collezionismo di alto livello». Oltre alla spiccata sensibilità per l’arte e la cultura, che si sta rafforzando ulteriormente grazie a numerose iniziative pubbliche e private, il collezionismo di opere d’arte in Svizzera ha subito un consistente incremento a partire dagli anni Ottanta, quando la piazza finanziaria ha iniziato a dimostrare un interesse crescente nei confronti degli oggetti d’arte: «Sulla scia di questo trend mondiale», puntualizza l’esperta, «anche le banche hanno avviato una consistente attività di collezionismo e sponsorizzazione di eventi culturali, e hanno messo a punto dei servizi ad hoc dedicati agli investitori».

Nel corso degli ultimi anni, inoltre, gli operatori svizzeri in campo finanziario e assicurativo hanno moltiplicato e rafforzato i propri prodotti e servizi dedicati ai collezionisti e agli operatori culturali. Dal punto di vista legale e fiscale, sono numerose le agevolazioni che hanno favorito la diffusione del collezionismo di opere d’arte nel nostro Paese.

«L’Iva svizzera, fissata all’8%, è particolarmente favorevole rispetto alla media degli altri Paesi europei», chiarisce Lidia Zaza Sciolli: «inoltre, la Confederazione non prevede il pagamento del cosiddetto ‘diritto di seguito’, una sorta di ‘royalty’ sulla vendita di opere d’arte contemporanea in vigore in numerosi Paesi europei». Fondamentale anche la presenza di alcuni dei depositi in ‘punto franco’ più sicuri e importanti al mondo.

Poiché l’arte è diventata un bene patrimoniale, le transazioni di compravendita possono essere concluse indipendentemente dalla presenza fisica dell’oggetto: per questo la domanda di luoghi di deposito sicuri, preferibilmente al di fuori della legislazione fiscale dei paesi, è in forte aumento. Le opere d’arte sono comperate e rivendute, ma restano depositate nei magazzini.

«La Confederazione è, per antonomasia, uno dei luoghi più sicuri per custodire i valori», interviene Edoardo Passano, specialista in dipinti antichi e rappresentante della casa d’aste Nagel per la Svizzera: «I punti franchi elvetici accolgono beni di lusso e opere d’arte provenienti da ogni parte del mondo. Basti pensare che quello di Ginevra, situato nei pressi dell’aeroporto, custodisce opere d’arte per un valore complessivo di circa 100 miliardi di dollari».

Queste strutture, la cui superficie si estende per centinaia di metri quadrati, non si limitano ad accogliere beni e opere d’arte per un valore inestimabile, ma offrono una serie di servizi ad hoc dedicati ai collezionisti. «I punti franchi», puntualizza Lidia Zaza Sciolli, «mettono a disposizione dei clienti le tecniche di conservazione più moderne, come il monitoraggio costante della temperatura e dell’umidità. Inoltre, le strutture più all’avanguardia offrono servizi di restauro, incorniciatura e valutazione delle opere».

Edoardo Passano nota inoltre che la fortuna del collezionismo elvetico è da ascriversi anche alla centralità del territorio rispetto a Germania, Francia e Italia. Anche il Canton Ticino, ‘cerniera’ fra nord e sud, si è rivelato terreno fertile per la crescita di un fervente panorama artistico: «A Lugano», spiega l’esperto, «la chiusura delle sedi ticinesi di case d’asta come Christie’s e Sotheby’s ha lasciato ampio spazio a gallerie d’arte di fama internazionale». Nel corso degli ultimi due anni, numerose gallerie d’arte moderna e contemporanea hanno deciso di aprire le proprie sedi in Ticino, affiancandosi ai nomi ‘storici’ del mercato ticinese.

«Proprio come è accaduto a Basilea a partire dagli anni Settanta», prosegue Lidia Zaza Sciolli, «il Ticino sta investendo in cultura, portando avanti un programma sempre più ricco grazie all’impegno delle istituzioni e dei privati».

È d’accordo Stefano Cortesi, co-titolare della galleria Cortesi Contemporary di Lugano, che nota come il progetto del Lac, la sinergia fra i musei e le gallerie della città siano in grado di attirare in Ticino un crescente numero di collezionisti. «Il Ticino è divenuto protagonista di una forte evoluzione legata al mondo dell’arte», commenta Cortesi: «Lo sviluppo di una nuova piattaforma culturale e la crescente attività galleristica offrono ai collezionisti e al pubblico una buona diversificazione di offerta, requisito fondamentale per creare cultura e favorire il collezionismo». La dimensione sempre più professionale che caratterizza le gallerie private favorisce inoltre una sinergia importante fra l’offerta istituzionale e quella dedicata ai collezionisti: «è incoraggiante», prosegue il gallerista, «notare che anche la Svizzera italiana si sia indirizzata verso la strada intrapresa già alcuni decenni fa dai cantoni tedeschi, come Zurigo e Basilea».

Conferma Arminio Sciolli, co-titolare del centro culturale Il Rivellino di Locarno. Il gallerista sottolinea come la rinascita dell’interesse per l’arte e la cultura abbia interessato anche il locarnese, che fino a qualche anno fa stava vivendo un periodo di stagnazione: «Locarno sta vivendo una sorta di Rinascimento della cultura», sottolinea Sciolli: «I lavori di costruzione della Casa del Cinema, la risonanza internazionale del Festival del Film e le iniziative culturali che ruotano attorno alla città stanno apportando un forte contributo alla rinascita dell’arte. Penso, per esempio, alla retrospettiva che la Pinacoteca Casa Rusca ha dedicato a Zao Wou-Ki, uno degli artisti cinesi più importanti al mondo: un’iniziativa che ha conosciuto una forte risonanza a livello internazionale». Il gallerista rileva inoltre l’importanza fondamentale delle collaborazioni fra i collezionisti e le istituzioni per promuovere l’arte in Svizzera e in Ticino.

La Svizzera vanta numerose collezioni aperte al pubblico o donate a sedi museali: dalla Fondazione Beyeler a Basilea, la collezione di Oskar Reinhart di Winterthur – affidata alla Confederazione -, la Fondation Gianadda a Martigny, l’Hermitage di Losanna, la Barbier-Müller a Ginevra, la Dübi-Müller a Soletta, la Georges Keller e Rupf a Berna, von der Heydt ad Ascona e la Züst di Rancate. «Nel corso dei decenni passati», aggiunge Lidia Zaza Sciolli, «il Ticino ha purtroppo visto partire alcune collezioni importanti, come la Thyssen-Boernemisza, una delle raccolte d’arte più belle e interessanti al mondo». Oggi, con il deposito delle opere della Collezione Olgiati allo Spazio -1 del Central Park di Lugano, si è innescata una inversione di tendenza: «C’è da augurarsi che anche altri collezionisti si sentano spronati a condividere le proprie opere con il grande pubblico», commenta Edoardo Passano, che puntualizza però come il collezionista sia spesso un individuo riservato e discreto, poco incline a mostrarsi in pubblico. «Occorre incentivare i privati, anche a livello politico», aggiunge Arminio Sciolli, «affinché espongano le proprie opere, numerose delle quali sono di qualità museale». Inoltre, le vicende bibliografiche ed espositive di un’opera o di un artista ne influenzano notevolmente il valore, come fa notare Lidia Zaza Sciolli: «I trend del mercato dell’arte», puntualizza l’esperta, «sono legati al lavoro svolto dalle gallerie, i musei e i critici d’arte, la cui sinergia e collaborazione con i collezionisti si rivela oggi di vitale importanza».

Nel corso dell’ultimo decennio, il mercato ha dimostrato un interesse crescente nei confronti dell’arte contemporanea e ‘post-war’, come dimostrano i risultati delle grandi aste internazionali. Un trend che ovviamente non ha lasciato indifferente la Svizzera e, anche se in misura più ridotta, il Ticino: «I collezionisti ticinesi si stanno aprendo sempre più all’arte contemporanea», illustra Stefano Cortesi, «anche se il pubblico più orientato verso questa tendenza è costituito dai nuovi residenti nel Cantone e dai collezionisti internazionali». Edoardo Passano rileva che i prezzi dell’arte antica di medio e basso livello hanno subito, negli ultimi otto anni circa, una flessione importante, mentre rimangono stabili i valori relativi al segmento alto: «Si è assistito a un consistente cambiamento nel gusto», chiarisce l’esperto: «un dato interessante riguarda, per esempio, i mobili antichi, il cui valore si è addirittura dimezzato». Secondo Lidia Zaza Sciolli, le motivazioni di questi mutamenti sono da ascriversi al ricambio generazionale dei collezionisti e all’emergere di attori nuovi all’interno del mercato dell’arte: «Non bisogna dimenticare che il mondo della tecnologia e della finanza ha influenzato notevolmente il mercato», puntualizza l’art advisor: «Spesso i collezionisti diversificano le proprie raccolte d’arte, proprio come avviene con i fondi d’investimento». Già nel 2010, i risultati censiti da Artprice hanno inoltre dimostrato che il mercato dell’arte è stato toccato dall’emergere di una potenza nuova, il cui fatturato annuo in questo settore sorpassa quello degli Stati Uniti: «La Cina», sottolinea Edoardo Passano, «riveste ormai da dieci anni un ruolo fondamentale all’interno del mercato dell’arte. Si è così assistito a un massiccio incremento del valore dell’arte cinese, che viene acquistata in Europa e rivenduta a Oriente».

A questo proposito, la Svizzera si è dimostrata, ancora una volta, una delle nazioni più lungimiranti: dal 2013, Art Basel ha aperto i battenti a Hong Kong, che si profila come una delle capitali mondiali dell’arte del nuovo millennio.

Fonte: Ticino Management

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